16 MAGGIO 2025
Il fisco agevola la detraibilità delle spese veterinarie escludendo dalla documentazione l’onere della prescrizione medica. Gattari e canari hanno insomma una preoccupazione in meno, dovendo aver cura soltanto dello scontrino parlante. L’Agenzia delle Entrate lo afferma in una Risoluzione del 2017, la 24/e del 27 febbraio, in risposta a un paio di quesiti sulla detraibilità degli oneri sostenuti per le cure degli animali da compagnia o per la pratica sportiva, spiegando che lo scontrino parlante – se si parla appunto dell’acquisto di farmaci veterinari – è l’unico documento che realmente serve ai fini del 730 (per la cui elaborazione e trasmissione
ci si può rivolgere alle sedi CAF ACLI).
La sostanza non cambia tra un scontrino emesso per un farmaco destinato a un animale o per un farmaco “umano”, nel senso che agli occhi dell’amministrazione il documento attestante la spesa ha lo stesso identico valore: dovrà cioè “riportare, oltre al codice fiscale del soggetto destinatario, anche la natura e la quantità dei medicinali acquistati”. Non ha invece lo stesso valore in termini fiscali la spesa sostenuta per animali non di compagnia o per la pratica sportiva, perché la detrazione non spetta sulla cura di animali destinati all’allevamento, alla riproduzione o al consumo alimentare, né sulla cura di animali di qualunque specie allevati o detenuti nell’esercizio di attività commerciali o agricole.
Nello specifico sono ammesse “le prestazioni professionali rese dal veterinario, l’acquisto di medicinali veterinari prescritti dal veterinario e le spese per analisi di laboratorio e interventi presso cliniche veterinarie. In particolare (…) si ritiene che, con riferimento alla detraibilità delle spese sostenute per medicinali veterinari non sia più necessario conservare la prescrizione del medico veterinario, ma sia sufficiente lo scontrino parlante”. Per quanto concerne poi “la natura di farmaco, questa è attestata dal codice di autorizzazione in commercio del farmaco stesso”.
La cosa quindi che cambia rispetto alle normali spese mediche, è la possibilità di portare in detrazione l’onere veterinario pur senza aver conservato la prescrizione medica: “Per le spese sostenute per l’acquisto di farmaci veterinari – scrive appunto l’Agenzia – non è più necessaria la prescrizione medica ma solamente lo scontrino parlante”. Non conta nemmeno dove si è effettuato l’acquisto. “Non rileva – prosegue la Risoluzione – il luogo dove sono stati acquistati detti medicinali; infatti, i farmaci certificati da scontrino parlante sono detraibili anche se venduti da strutture diverse dalle farmacie, purché a ciò autorizzate dal ministero della salute (come per la vendita di farmaci generici nei supermercati)”.
In parole povere il farmaco è farmaco, a prescindere da chi lo vende. Quanto poi al concetto di “farmaco” in sé, è bene ricordare che non è detto che tutto quello che si acquista (e che si crede possa rientrare nel raggio della detrazione) sarà poi detraibile. A questo proposito la Risoluzione delle Entrate chiama in causa i tanto discussi integratori alimentari, per i quali, sia nel caso degli umani che nel caso degli animali (per questi ultimi si parla in genere di “mangimi”), la detrazione non sarà mai applicabile, visto che la legge non considera gli integratori/mangimi – anche se assunti per finalità terapeutiche o di benessere fisico – dei medicinali veri e propri, essendo questi “prodotti appartenenti all’area alimentare”.
Con le spese mediche, infine, anche quelle veterinarie condividono la franchigia “in entrata” dei 129,11 euro, ma a differenza delle prime hanno un tetto limite che blocca il beneficio entro la soglia di 550 euro. In sostanza si può detrarre il 19% della quota di spesa superiore a 129 euro restando comunque nel limite di 550. “Ad esempio – spiegano le istruzioni del 730 – per spese veterinarie sostenute per un totale di 600 euro, andranno comunque indicati 550 euro e la detrazione del 19% sarà calcolata su un importo di 421 euro (550-129,
ndr)”. Oltretutto, considerando che molte famiglie hanno anche più di un animale domestico, va tenuto conto che la soglia di 550 euro è da considerarsi cumulativa anziché specifica per ogni singolo animale. In sostanza, a prescindere dalla quantità degli animali per cui sono state sostenute delle spese, la detrazione resta sempre calcolabile entro i valori numerici che abbiamo detto sopra.
Luca Napolitano