La cedolare secca alza le pretese sulle locazioni brevi
16 APRILE 2025
Si avvicina il 30 aprile, giorno a partire dal quale l’Agenzia delle Entrate metterà a disposizione dei contribuenti i 730 precompilati 2025. Una delle novità da tenere d’occhio – introdotta sì nel 2024, ma che inizia a fare effetto proprio coi modelli 2025 su cui CAF ACLI fornisce assistenza – è la cedolare secca sugli affitti brevi. Con la manovra 2024 (anno appunto cui si riferisce la dichiarazione 2025) l’aliquota “madre” è stata infatti ritoccata (ma solo in taluni casi) dal 21 al 26 per cento; nessun ritocco invece è stato applicato sull’aliquota calmierata al 10% per gli affitti concordati.
Cedolare secca: chi può applicarla
La cedolare secca è in vigore dal 2011. All’epoca fu introdotta limitatamente alle locazioni di lunga durata stipulate fra soggetti privati a scopo residenziale, quindi non aventi ragioni commerciali o strumentali. Negli anni, però, la legislazione è cambiata, ampliando le sue possibilità di utilizzo ad altre tipologie di locazioni fuori dalla logica meramente abitativa. Nel 2018 è stata infatti estesa agli affitti degli immobili commerciali classificati nella categoria catastale C/1 (negozi e botteghe per intenderci), ma prima ancora, nel 2017, era stata già “sdoganata” sulle locazioni brevi, che in linea di massima coincidono con le esigenze turistiche, visto che la legge le inquadra come affitti “ad uso abitativo di durata non superiori a 30 giorni, ivi inclusi quelli che prevedono la prestazione dei servizi di fornitura di biancheria e di pulizia dei locali, stipulati da persone fisiche, al di fuori dell’esercizio di attività di impresa, direttamente o tramite soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare, ovvero soggetti che gestiscono portali telematici, mettendo in contatto persone in cerca di un immobile con persone che dispongono di unità immobiliari da locare”.
Cedolare secca: la novità sugli affitti brevi
E proprio sulle locazioni brevi interviene la novità inserita nel 730/2025, cioè il salto di aliquota dal 21 al 26 per cento che però va a toccare solo i locatori che nel 2024 hanno dato in affitto più di un’abitazione (per assistenza ci si può affidare a CAF ACLI). Quindi se il contribuente avesse soltanto un immobile locato con affitto breve, il prelievo della cedolare (ammesso che invece non sia stata scelta l’IRPEF) resterebbe quello di sempre, cioè fisso al 21%. Più precisamente, allora, lo step al 26% scatta dal secondo immobile e fino al quarto. Se poi gli immobili fossero più di quattro, a quel punto l’attività verrebbe proprio inquadrata come una vera e propria attività d’impresa, con l’obbligo conseguente per il locatore di aprirsi la partita IVA. Volendo fare un esempio pratico: se il locatore nel 2024 ha dato in affitto breve tre suoi appartamenti, su uno di essi (a sua scelta) verrebbe applicata la cedolare “light” del 21%, mentre sugli altri due (secondo e terzo) quella nuova del 26%.
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