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Incapienti e pensionati fuori dal bonus Renzi

 
23 APRILE 2014

Fino all’ultimo momento si è sperato che la platea di beneficiari potesse essere un po’ più corposa, e che ad esempio fossero inclusi anche gli incapienti assieme a colf e badanti; ma alla fine, per una mera questione di numeri, si è deciso di premiare i soli lavori dipendenti entro una certa fascia di reddito, così da mantenere in toto gli impegni annunciati nella conferenza stampa del 12 marzo scorso. Il “mitico” bonus - per dirla alla maniera di Renzi - degli 80 euro in più in busta paga ha quindi preso il via dopo l’approvazione in Consiglio dei ministri di venerdì scorso. Un testo che si presta a tutte le modifiche del caso, vista la prospettiva - per ora solo teorica - di poter “aggregare” nella lista dei beneficiari molte più categorie, la cui inclusione avrebbe costretto a rivedere al ribasso la “scala” dei crediti destinata a entrare in funzione a partire dagli stipendi di maggio. Come accennato, restano per adesso a bocca asciutta i pensionati, le partite Iva, i collaboratori domestici e soprattutto gli incapienti, vale a dire tutte quelle persone che percepiscono sì un reddito, ma che si attestano al di sotto della soglia degli 8.000 euro annui e di conseguenza non hanno abbastanza “capienza” per includere l’imposta da pagare. In altri termini, pur avendo un reddito, si collocano comunque in una fascia esente da tassazione.

A dire il vero, di tutte queste categorie escluse dal bonus, sono proprio i 4 milioni di incapienti quelli che hanno (o avrebbero) la reale possibilità di rientrarvi in un secondo momento, attraverso la raccolta di ulteriori risorse che servirebbero a finanziare l’eventuale credito loro destinato. L’inclusione potrebbe dunque essere decisa dal Parlamento durante la fase di conversione in legge del decreto, oppure attraverso provvedimenti esterni al testo. Qualche speranza c’è anche per le colf e le badanti, penalizzate dal fatto che il decreto, per come è adesso, prevede che siano i datori di lavoro ad anticipare il credito degli 80 euro direttamente in busta paga, quindi attraverso il ricalcolo delle ritenute. Chi dunque svolge un servizio domestico, pur essendo provvisto di un datore di lavoro, non subisce ritenute proprio perché quel datore di lavoro non è un’azienda obbligata a effettuarle. L’unica soluzione, in questo senso, potrebbe essere quella di applicare il bonus al momento della consegna del 730. Spiragli, infine, ve ne sono anche per le partite Iva, mentre per i pensionati, al momento, non c’è nessuna prospettiva di inclusione.

Veniamo quindi al meccanismo del bonus, che - va ricordato - si sommerà a quello più “striminzito” e impalpabile introdotto dalla Legge di Stabilità 2014 firmata Letta, il quale, a differenza di Renzi, aveva incluso una platea molto più ampia di soggetti, fino alla soglia dei 55mila euro, col risultato di “diluire” il credito con picchi massimi di 17/18 euro in più al mese. Sugli 80 euro di Renzi, invece, va detta subito una cosa: il credito sarà “cash”, quindi soldi veri in busta paga, ma al momento è previsto soltanto per il 2014, quindi per i mesi da maggio a dicembre, considerando che aprile non è incluso. Lo dimostra il fatto che sul testo approvato dal Governo è stato inserito un richiamo esplicito che annuncia il ritorno alle regole ordinarie a partire dal 1° gennaio 2015. La possibilità, dunque, di rendere strutturale il bonus, o di farlo durare almeno fino al 2016/2017, sarà data dall’esistenza di risorse costanti da convogliare nell’apposito “Fondo destinato alla riduzione del cuneo fiscale dei lavoratori dipendenti”. Però adesso, però, si naviga a vista con le risorse (circa 7 miliardi) che il Governo è riuscito a tirar fuori dal mare magnum della spending review.

Nello specifico, quindi, il meccanismo complessivo del bonus coprirà la fascia dei lavoratori dipendenti compresi tra gli 8.000 e i 26.000 euro annui. Ribadiamo che si parla di “meccanismo complessivo”, cioè di tutti i lavoratori che in una misura o nell’altra potranno beneficiare di una busta paga un po’ più generosa. Gli 80 euro, invece, sono un discorso a parte, dal momento che questi rappresentano soltanto la punta dell’iceberg del taglio applicato al cuneo. In pratica, esattamente come accade con le detrazioni sul lavoro dipendente, anche il bonus di Renzi ripercorrerà la stessa andatura curvilinea che parte da un determinato punto, cresce, tocca il suo apice e poi gradualmente decresce fino ad azzerarsi. In questo caso, vista l’esclusione dei cosiddetti “incapienti”, il punto di partenza è dato appunto dalla soglia degli 8.000 euro annui. Vi sono tre macro-fasce di reddito per riassumere il funzionamento del bonus. La prima: quella che va dagli 8.000 fin sotto ai 16.000 euro lordi l’anno; la seconda: quella tra i 16.000 e i 24.000 euro; la terza: quella tra i 24.000 e i 26.000 euro.

È chiaro che l’innesto degli 80 euro non riguarderà trasversalmente tutte e tre la fasce, ma si farà sentire soltanto per la fascia centrale tra i 16.000 e 24.000 euro annui. Considerando otto mensilità da maggio a dicembre, questi lavoratori beneficeranno di un maggior credito (in misura fissa) di 640 euro. Calcolando poi anche il bonus Letta, già attivo da gennaio, i più fortunati saranno proprio quelli a ridosso dei 16.000/16.400 euro, visto che per loro i 640 euro di Renzi (80 x 8) si andranno a sommare ai 215 di Letta, per un totale annuo di 855 euro. Al di fuori invece degli 80 euro, abbiamo le due frange di lavoratori per le quali il credito sarà crescente o decrescente. Come si accennava, tra gli 8.000 e i 16.000 euro della prima fascia, il bonus varierà tra un minimo di 40 e un massimo di 79 euro, arrivando ad esempio a 50 euro intorno alla zona dei 10.000 euro, a 60 euro intorno ai 12.000 euro e infine a 70 intorno ai 14.000 euro. Da notare che in questi casi la “scala” del credito assicurerà un bonus annuo pari al 4% del reddito lordo. Prendiamo ad esempio un lavoratore che guadagna sui 15.000 euro l’anno: a lui spetterà un bonus di 600 euro (75 euro in più per 8 mesi) che equivale appunto al 4% di 15.000. La terza frangia interessata è invece quella “decrescente”, visto che, dopo aver toccato il punto massimo tra i 16.000 e i 24.000 euro, gli 80 euro andranno pian piano scemando tra i 24.001 e i 26.000 euro. Al di là dei 26.000 euro, quindi, tutto rimarrà invariato. La domanda a questo punto è una sola: tutto questo accadrà anche il prossimo anno? È probabile di sì, visto che l’orizzonte temporale che il Governo si è preso per decidere è abbastanza ampio, e vede appunto nella Legge di Stabilità di fine anno il termine ultimo entro il quale andranno individuate le risorse strutturali necessarie per far proseguire il bonus.

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