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8 marzo, il fronte femminile si spacca in due

 
08 MARZO 2011

Manifestazioni divise per le femministe e il popolo di “Se non ora quando”. La signora Clio al Mattino: il problema principale resta il lavoro

8 marzo. Festa della donna o del femminismo? I punti di vista divergono, e di molto, anche in questo caso. La cosa ha del paradossale: il fronte rosa si spacca in due proprio nel giorno in cui, per definizione, dovrebbe essere più unito che mai. Evidentemente non basta l’euforia dei mazzi di mimose a rasserenare gli animi e a convogliare le forze. In piazza dunque, ma divise. Chi da una parte, chi dall’altra.

Oggi a Roma saranno due le manifestazioni per la festa della donna. Questo perché i comitati femministi e il comitato direttivo di “Se non ora quando”, quello che lo scorso 13 febbraio ha trascinato in piazza una fiumana rosa di 1 milione di persone per rivendicare la dignità e i diritti delle donne, non si sono accordati su nulla: modalità, slogan, contenuti da manifestare nella giornata di oggi.


DIVISE SU TUTTO –
Le divergenze non hanno lasciato scampo a compromessi. A partire dal simbolo. La trovata di esibire un fiocco rosa con lo slogan “Rimettiamo al mondo l’Italia” proposto dai comitati femministi, hanno fatto storcere il naso alle dirimpettaie di “Se non ora quando”, le quali per tutta risposta si riverseranno in Piazza Vittorio al grido unanime di “Né strega né bigotta, né Barbie né mignatta”, ribattendo il tasto della dignità femminile. Pillola Ru486, consultori, e contestazione della legge 40 (procreazione assistita per intenderci) saranno invece i capisaldi delle femministe, datesi appuntamento alla Bocca della Verità per sfilare sino a Campo ‘de Fiori. Due diversi modi di intendere la festa, che se da un lato possono significare una maggiore ricchezza di vedute, dall’altro lasciano l’amaro in bocca per la presa d’atto di una scissione che comunque ha guastato lo spirito di un giorno pur sempre significativo. Delusa dalla spaccamento, la scrittrice Daria Colombo ha rievocato quello che secondo lei è un “vecchio vizio della sinistra. E non solo. Il viziaccio del femminismo: dividersi proprio quando bisognerebbe restare uniti”.


LA SIGNORA CLIO –
Se non altro, in un clima di divisione che ha finito per contagiare persino l’8 marzo, sono arrivate le sagge parole della signora Clio, moglie del presidente Giorgio Napolitano, che rilasciando un’intervista al Mattino ha confessato di essere anche lei abituata a festeggiare la data “anche se oggi sono cambiati il linguaggio e il modo di intenderla. Nella maggior parte dei casi – ha commentato – si parla di aspirazioni più individuali che collettive, ma è pur vero che la manifestazione dello scorso febbraio è stata un momento molto importante. Evidentemente nella società le risorse ci sono ed emergono al momento giusto”.


E se il più profondo sconcerto la signora Clio lo manifesta non tanto per le aspirazioni da “escort” o da “velina” delle “papi-girls” emerse in queste ultime settimane sulla scorta del caso Ruby, ma “dalle stesse famiglie che le incoraggiano”, il problema principale, sottolinea la moglie del presidente, “resta quello del lavoro come realizzazione della propria identità. Ancora oggi le donne, che hanno acquisito maggiori capacità e cultura, nel mondo del lavoro restano sempre sacrificate. Ma mi rifiuto di pensare che per la maggior parte di loro l’ambizione più grande sia quella di fare la velina o peggio”.

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